Buona musica e ambiente confortevole e curato, insieme a menù raffinati e a carte di cocktail e di vini di tutto rispetto: sono queste le caratteristiche del listening bar, la nuova tendenza – praticamente globale – che si pone in antitesi ai ritmi serrati e frenetici della vita metropolitana, promuovendo al suo posto l’importanza di prendersi una pausa e di godere di un “clima” più tranquillo, lontano dal rumore caratterizzante solitamente i club.
Uno spazio riservato ed ospitale, dunque, in cui mettere da parte l’orologio e la fretta che fa da padrona alle proprie giornate, per concentrarsi invece su un ascolto di qualità, che permette di scambiare una chiacchiera in compagnia degli amici. Gustando anche ottimi piatti.
Il tutto “concentrato” in una splendida cornice, perché il listening bar presta molta attenzione all’interior design e ai dettagli, che come sempre fanno la differenza, contribuendo a dare vita a quella che potrebbe definirsi un’atmosfera “ovattata” e “avvolgente”, in cui si è in grado di “accogliere” i propri pensieri senza essere “distratti”.
Un concept, questo, che ha fatto di questa tipologia di bar vere e proprie location di successo, grazie anche all’interesse del pubblico per i vinili, dischi che hanno rivoluzionato il mondo della musica, e che risultano tutt’oggi molto gettonati ed apprezzati.
Proseguiamo allora insieme nella lettura per saperne di più.
Listening bar, un fenomeno che nasce in Giappone.
Quello dei listening bar è un fenomeno che ha il suo “centro” in Giappone, dove si chiamano Jazz Kissa, termine con il quale ci si riferisce a bar nati a Tokio tra gli anni ’50 e ’60 come occasione di incontro degli appassionati di musica jazz.
Il nome prende origine da kissaten, le tradizionali sale da tè giapponesi nate agli inizi del ‘900, dove, con il passare del tempo, all’offerta del tè si aggiunge anche quella di caffè e dolci. E dove si può ascoltare musica classica o jazz, appunto, in un’atmosfera calma e rilassata.
Nel corso degli anni il listening bar ha conservato la sua “ratio”, ma ha aggiunto un quid plus, quale frutto del normale “adattamento” ai tempi attuali. L’idea alla base del listening bar resta infatti quella di (ri)dare alla musica di qualità il giusto posto (e spazio) che merita, considerandola come “personaggio” principale e non come mero “contorno”. Ma è affiancata dalla cura per l’ambiente, opportunamente arredato per favorire l’ascolto e la socializzazione, di solito “compromessi” dal trambusto dei locali. Senza sacrificare l’offerta degustativa, che riceve anch’essa la giusta attenzione.
Il modello “tradizionale” caratterizzante questa tipologia di luogo si è – in altri termini – evoluto, “reinterpretandosi” e assumendo una “veste” maggiormente contemporanea. Caratterizzati da un’atmosfera intima e confortevole, i listening bar regalano infatti oggi ai visitatori di turno una straordinaria esperienza sonora – in virtù di una selezione musicale ad hoc – accompagnata dalla possibilità di intrecciare piacevoli conversazioni e di usufruire di prodotti di buona qualità. Per un piacevole “mix” di qualità dell’ascolto, cibo e drink che non può che attrarre e coinvolgere.
Non deve allora sorprendere che questo concept, partendo dal Giappone, si sia velocemente diffuso in tutto il mondo, attecchendo anche nel Belpaese e promettendo di diventare un trend che avrà molti “seguaci” e sostenitori.
Qualche esempio? Il Brilliant Corners a Londra, Il Montezuma Café a Parigi, l’All Blues a New York. E non mancano all’appello nomi italiani, quali l’House of Ronin a Milano, l’Audioteca a San Giorgio a Cremano (Napoli), e il Frissón a Roma.
Perché i listening bar risultano così apprezzati?
È la musica il “motore” dei listening bar, è “lei” il fil rouge che accomuna coloro i quali decidono di vivere l’esperienza offerta da questi luoghi quasi “contemplativi”. A dispetto di ciò che si potrebbe pensare dei vinili, un settore ancora in crescita nonostante le nuove tecnologie odierne.
I vinili permettono infatti di scoprire nuovi generi e nuovi artisti, di trarre ispirazione da ciò che (ancora) non si conosce, facendo “dimenticare”, per il tempo di permanenza, il mondo digitale e le sue piattaforme. Quasi una sorta di “disintossicazione”, per così dire, attraverso cui, al tempo stesso, coltivare la propria “curiosità”, nel senso buono del termine.
La clientela dei listening bar? Ovviamente in primis gli appassionati di musica – senza limiti d’età – ma pure coloro che sono sempre “aggiornati” sulla nascita delle nuove tendenze, e vogliono verificare in prima persona di cosa si tratta. Per dare seguito ad un’efficace “passaparola”.
La musica, poi, è anche una “scusa” per scambiare opinioni e fare nuove conoscenze ed amicizie, legando con persone accomunate dalle medesime esigenze e dai medesimi gusti. Che desiderano evadere dalla consueta routine metropolitana per “lanciarsi” in un’avventura diversa dal solito, dall’approccio più attento e consapevole. Quello di ascoltare la musica e di ascoltare anche l’altro. Scegliendo dunque di mettere al primo posto la “lentezza”, in contrapposizione all’eccessiva dinamicità della società attuale.