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È da sempre l’emblema dell’eleganza maschile, quell’accessorio che conferisce “carattere” e ricercatezza al proprio outfit, completandolo: che sia in tinta unita, a fantasia oppure regimental, la cravatta dona infatti un quid plus al look che si decide di sfoggiare, permettendo a chi la indossa di esprimere la propria personalità e i propri gusti.

Pur avendo subito nel corso del tempo una “naturale” evoluzione nell’uso e nel costume, essa continua a profilarsi come un must have, come un elemento del guardaroba di un uomo al quale non si può rinunciare. Abbandonati i tempi in cui “apparteneva” solo a contesti rigorosamente formali, la cravatta è oggi adoperata anche nella vita di tutti i giorni e nel tempo libero, opportunamente “sdrammatizzata” con i capi di abbigliamento a cui si accompagna.

Declinata in diversi modelli, tessuti e colori – così da assecondare le differenti esigenze e propensioni al riguardo – rappresenta un’assoluta icona di stile, apprezzata anche da un target più giovane, che la introduce nella mise personale alla ricerca di quel “dettaglio” in più che fa la differenza.

Come scegliere la cravatta “giusta”: le linee-guida da considerare.

Accessorio intramontabile, la cravatta “trova posto” sia nell’armadio di un uomo d’affari, che se ne serve nelle occasioni più “solenni”, sia in quello di un uomo amante dei look casual e rilassati, che la adotta per dare una nota diversa al proprio abbigliamento. Differenti le circostanze, stessa la “sostanza”: la cravatta dà una “marcia in più” a qualunque oufit. Ma come scegliere quella “giusta”? Quella cioè adatta alla particolare situazione ed in piena armonia con il resto dei capi indossati? Ecco qui di seguito cosa considerare.

La taglia corretta.

Esistono diverse tipologie di cravatte, di misure differenti, ognuna delle quali meglio si adatta allo specifico contesto di riferimento.

La cravatta larga o regolare, di circa 150 cm di lunghezza e 8 cm di larghezza, è da prediligere nelle occasioni più raffinate e formali, laddove invece quella stretta o slim, dalle dimensioni di 150 cm di lunghezza e 5-7 cm di larghezza, è adoperata in occasioni meno “solenni”, senza però perdere in eleganza. È apprezzata soprattutto da un target più giovane, che la utilizza per “vivacizzare” ciò che indossa.

Buona norma, in ogni caso, è misurare la cravatta, accertandosi che essa tocchi la fibbia della cintura, così come si consiglia di prestare attenzione alla propria corporatura facendo in modo che l’insieme risulti complessivamente armonico: si prediligerà allora una cravatta larga nel caso di un fisico più robusto, ed una invece stretta nel caso di un fisico snello.

I tessuti.

La cravatta per antonomasia è in seta, pregiata, luminosa, chic: scegliendo questo tessuto non si sbaglia mai, qualunque sia la stagione e la circostanza in questione, dal lavoro ad una cerimonia.

Sono però disponibili anche cravatte in lana o cashmere, sia in tinta unita che a fantasia, perfette per la stagione invernale ma da adoperarsi soprattutto in contesti meno formali. Come pure cravatte in maglia, strette e con la punta squadrata, di stampo casual e sportivo: adoperabili in tutti i periodi dell’anno – ma preferibilmente in primavera e in estate – sono adatte soprattutto ad un pubblico più giovane.

Fondamentale è optare per tessuti di qualità e naturali, evitando quelli sintetici che lasciano la cravatta troppo rigida e lucida. Il tessuto di turno, poi, va “accordato” nello stile con il resto dell’abbigliamento, orientandosi verso cravatte di seta per realizzare un outfit elegante, e verso quelle di lana per creare accostamenti con capi in tweed o con giacche invernali.

Credits: da LUM3N tramite Pixabay

L’abbinamento dei colori.

Se il proprio outfit prevede l’accessorio in oggetto, è molto importante abbinare i colori tra loro, per “restituire” un continuum visivo gradevole e mai “stridente”.

La cravatta in tinta unita – da selezionare in un colore più scuro di quella della camicia – rappresenta una scelta sicura: tinte come il grigio o il blu sono infatti le più semplici da indossare perché stanno bene (quasi) con tutto. Più attenzione negli accostamenti va invece prestata con le tonalità maggiormente vivaci, come il bordeaux ad esempio, al fine di evitare contrasti eccessivi.

La cravatta in fantasia, rispetto ad una in tinta unita, permette di esprimere maggiormente la propria personalità ed i propri gusti, ma necessita di parecchia “cautela” perché si realizzi un look “equilibrato”, che valorizzi sia la cravatta che la camicia.

Ecco, allora, che una cravatta in fantasia contempla normalmente l’abbinamento con una camicia in tinta unita, per scongiurare il rischio di sovrapporre schemi differenti ed eccessivamente “forti”. Si può ovviamente operare anche una scelta differente, maggiormente “audace”, e mescolare tra loro fantasie diverse, evitando, però, di unire righe grandi a righe piccole o di associare forme geometriche differenti. Una cravatta con piccoli pois – una micro fantasia dunque – può invece associarsi sia ad una camicia in tinta unita che ad una a righe o quadratini, avendo tuttavia cura di richiamare la tinta della camicia stessa con la fantasia della cravatta che si sceglie di indossare.

Piccoli grandi accorgimenti, questi appena esposti, che permetteranno di rendere il proprio outfit una vera e propria “proclamazione” di stile personale e ricercato, con cui fare bella figura, sempre.

La storia della cravatta, l’accessorio dalle origini antiche.

Molto probabilmente non tutti sanno che le prime cravatte esistevano già ai tempi degli antichi Egizi, che annodavano piccoli lembi di stoffa colorata al collo dei defunti durante le cerimonie funebri.

Come capo di abbigliamento la cravatta fa la sua prima comparsa con i legionari romani, con il solo scopo, però, di riparare dal freddo. Riproponendosi poi nell’uniforme dei militari croati in servizio in Francia, ed attirando l’interesse dei parigini al passo con la moda. Fu Re Luigi XIV a sancire in maniera definitiva la nascita di questo accessorio e la sua ascesa. Decretando altresì l’introduzione di una nuova professione, quella del “cravattaio del re”, la cui funzione è quella di aiutare il sovrano ad annodare in maniera ineccepibile la cravatta.

Dopo la Francia, la cravatta “raggiunge” l’Inghilterra, dove, nel 1880, un gruppo di studenti di Oxford comincia a legarla intorno ai loro cappelli di paglia quale segno di riconoscimento. Dando così inizio ad una vera e propria moda, “fatta” di nastri legati al collo con un semplice nodo.

Nella sua versione attuale, la cravatta nasce nel 1924, con il newyorchese Jesse Langsdorf, che la ricava tagliando la seta con un angolo di 45° rispetto al drittofilo, e adoperando tre strisce dello stesso tessuto cucite insieme. Prima di quel momento, invece, le cravatte erano tagliate a drittofilo e foderate con un tessuto diverso.

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