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Fresco di stampa il volume di poesie Quando muore un amore. Storie di lutto e memoria di Matteo Carlesi, e con lui abbiamo l’occasione per parlare di sentimenti e poesia.

È la prima pubblicazione con la casa editrice romana Controluna, sotto la direzione editoriale della scrittrice Gloria Vocaturo. Un volume che si compone di 46 poesie, divise in 2 parti più un intermezzo.

Matteo Carlesi, nato nel 1982 a Pontedera, laureato in CTF, lavora da sempre nel settore farmaceutico. Vive a Villa Campanile, nella campagna toscana, insieme a Nozzi, il suo gatto rosso. Nel tempo libero si dedica al giardinaggio, alla musica e alla lettura, soprattutto di saggi di arte e storia medievale. Ama viaggiare e collezionare libri, fumetti e action figures.

Matteo Carlesi con il suo libro-credits MC

Questa silloge poetica parla di un viaggio nell’accettazione della perdita dell’amato fino alla costruzione del suo ricordo. Il passaggio dallo struggimento e il dolore, che caratterizzano la perdita fisica del proprio compagno, divengono una necessaria sopravvivenza al presente e a sé stesso.

La prefazione è affidata al poeta Davide Rocco Colacrai. Il libro è disponibile su ordinazione in tutte le librerie e store digitali.

Raggiungiamo Matteo Carlesi in una intervista in esclusiva per Moltouomo.it e approfondiamo il tema, così comune e allo stesso tempo toccante.


Matteo come ti sei avvicinato all’arte dello scrivere e alla poesia?
Bellissima domanda…grazie per avermela fatta. Per prima cosa ho sempre letto molto, narrativa, saggi, di tutto, fin da bambino. Ho iniziato anni fa scrivendo qualche racconto, ai tempi dell’università. Cosette di evasione, a tema horror o fantastico. Successivamente mi sono dedicato ad altro, lasciando la scrittura da parte. Qualche anno fa ho attraversato dei momenti molto difficili e ho ritrovato nella scrittura, soprattutto di poesie, un mezzo di espressione, un qualcosa capace di aiutarmi a mettere in chiaro le mie emozioni, le mie ansie e i miei desideri. Il mio compagno mi aveva sostenuto in questo, spingendomi a credere di più nelle mie capacità. E dopo la sua morte la voglia, anzi la necessità intima, di scrivere poesie è riemersa come un fiume che straripa, se mi permetti la similitudine. Ed ora eccomi qua.

L’elaborazione del lutto è una vicenda dolorosa e personale. In che modo il tuo libro può aiutare chi affronta purtroppo questo tema?

È vero. Il lutto di una persona cara è qualcosa per cui non siamo mai pronti davvero. È un’esperienza dolorosa e universale, perché a tutti capita prima o poi, ma anche altamente personale, individuale, nei modi di espressione, nei gesti, nelle modalità di elaborazione. Dipende da noi, dal nostro vissuto e dall’amore che ci lega a chi non c’è più. Alla fine, se di fine si può davvero parlare in questo processo, si capisce che l’amore rimane, ed è quello che in qualche modo compensa la mancanza fisica, al di là di ogni credo o religione. Anche se non è assolutamente facile. La nostra società occidentale poi non aiuta, la morte è un tabù, sai? Non se ne parla. Non c’è una vera educazione a riguardo. Eppure, come si nasce, si muore: non c’è niente di più certo nelle nostre vite. Spero che la lettura del mio libro possa essere di aiuto e conforto a chi stia o abbia passato un’esperienza come la mia. Non posso togliervi il vostro dolore, non posso restituirvi il vostro mondo spezzato, ma posso dirvi che quello che state provando è naturale, è anche “giusto” in un certo senso. Non siete soli nel dolore. Più si ama, più si soffre. Ma poi alla fine, è l’amore che sopravvive, declinato nei ricordi, nelle emozioni che non andranno mai via da noi e che ci resteranno per sempre dentro.

La perdita dell’amore, del sentimento è paragonabile alla perdita fisica di un compagno o una compagna?
Allora, per la psicologia anche la fine di una relazione d’amore è definita come “lutto”. Ogni separazione è un “lutto”, anche l’abbandonare la propria città o il proprio lavoro. Certe reazioni sono simili, soprattutto se si viene lasciati da chi ancora amiamo. Dolore, incredulità. Parlando per esperienza personale, e ripeto, personale, le similitudini però a mio avviso finisco presto, perché alla perdita fisica dell’amato segue un dolore molto, molto più forte. Le reazioni sono maggiori come anche i tempi di elaborazione, molto più lunghi, spesso dell’ordine di mesi e anni. Ed è un percorso che ognuno deve fare, dentro di sé. E come ho detto prima una vera chiusura alla fine non c’è. Ci si abitua al nuovo modo di vivere, all’amore nell’assenza, e si va avanti. Magari si amerà di nuovo, magari no, non si può sapere, ma resterà sempre il ricordo a sostenere quel rapporto spezzato dalla vita. Permettimi a questo proposito di citare gli ultimi versi che chiudono la raccolta, dalla poesia “Una sola ultima parola”:

Andrea,

che vita la nostra,

ricordi?

Adesso solo la mia

continua tuttora,

e in questo mio tempo

mi spetta la tua assenza,

ma nel mio cuore lo sai

resta una sola parola:

Amore.

Nel mondo di oggi quanto spazio c’è per l’amore romantico e la poesia?
Siamo in un mondo dominato dalla fugacità, dall’apparire, dalla superficialità. Tutto subito, tutto adesso, tutto alla svelta. Ti uso e ti consumo, quando non mi servi più, ti lascio. È triste perché non si approfondiscono i rapporti, non si cresce davvero, tutti vittime del proprio ego. Quanto all’amore, per me andrebbe vissuto come qualcosa di reale, non qualcosa che resta nei libri. Per amare ci vuole impegno e coraggio, anche perché non sempre tutto è facile, senza problemi. Penso che sia nella vita di tutti i giorni, nelle difficoltà che i rapporti vengano forgiati davvero, rafforzati e rinsaldati. Questo per me è l’amore romantico, e oggi giorno ha poco spazio, la società sembra remare contro ogni tipo di impegno. Idem per la poesia. Anni di studi nelle scuole l’hanno resa uno strano “mostro ibrido”, qualcosa che “sì è bella ma la lascio lì perché non fa per me”. Se ne ha paura. Eppure, nella società occidentale è nata prima la poesia della prosa… basti pensare all’epica greca. Adesso che è libera da forme, metriche e regole è ancora più accessibile, aperta, diretta. Ma la si tiene in disparte: la si studia come si fa con un antico manufatto nelle aule, e poi, usciti nel mondo, la nascondiamo. Forse si ha paura delle emozioni che trasmette, delle verità che racconta.

Custodisci un nuovo lavoro letterario nel cassetto?

Guarda, con onestà, non ho smesso di scrivere poesie, ma per il momento no, non ho altri lavori all’orizzonte. Questa mia raccolta, per cui ringrazio la casa editrice Controluna di Gloria Vocaturo e il mio amico poeta Davide Rocco Colacrai per avermi regalato la splendida introduzione, è il mio primissimo progetto. Ci tengo molto, e nei prossimi mesi mi dedicherò alla sua promozione. Grazie per lo spazio che mi hai concesso per parlare di me e del mio libro!!! Grazie davvero.

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