Eleganza e bon ton, la cifra stilistica degli anni ’50 e ’60.
Tornando alla kermesse, anche gli uomini, come le donne, dovevano in questa prima fase attenersi a delle regole estetiche ben definite. Il primo conduttore del Festival, Nunzio Filogamo, rispecchia perfettamente l’uomo del suo tempo: composto, semplice e raffinato in un completo scuro con camicia bianca e cravatta.
Un outfit ripreso da molti altri anche se con qualche leggera variante: Modugno nel ’58 sostituì il papillon alla cravatta, che invece Celentano nel ’61 preferì portare sciolta. Tenco nel ’67, invece, aggiunse gli occhiali da sole.
A guardarli oggi questi outfit non ci sembrano mai sopra le righe, neppure quando a partire dal 1960 i protagonisti non sono più obbligati ad attingere al catalogo delle Sorelle Fontana per la mise da indossare. Possono, infatti, finalmente rivolgersi ai sarti e ai designer che preferiscono.
L’impostazione del conduttore e degli artisti è quella dell’uomo che si accinge ad entrare in punta di piedi nelle case degli italiani con discrezione e cortesia. L’eleganza e la sobrietà dello smoking tengono insieme, da un lato, la responsabilità di essere su un palcoscenico importante, dinanzi ad un grande pubblico; dall’altro, l’esigenza di instaurare con quest’ultimo un rapporto rispettoso. Protagonista indiscussa è la performance canora.
Il bon ton ha sempre la meglio in questi anni, ma del resto l’uomo della rinascita post-bellica è un uomo autorevole, legato alla famiglia, che ha come icona di riferimento Marcello Mastroianni. Pian piano la moda subisce l’influenza dei modelli culturali provenienti dall’estero ed inizia a distaccarsi dalla formalità con qualche accenno leggermente più audace, che troverà maggiore espressione nel decennio successivo.