La Vigilia di Pasqua 2025 non è solo l’attesa della Resurrezione o l’occasione per un giorno in più di ferie; è un momento che, soprattutto per noi italiani, profuma di casa, di ricette che sanno di nonna e di famiglia riunita attorno a una tavola imbandita.
Non serve essere credenti per sentire che questo giorno ha qualcosa di speciale: c’è una ritualità che ci portiamo dentro, che passa per la cucina, per le mani sporche di farina e per i racconti tramandati tra un bicchiere di vino e l’altro.
Per noi uomini, che magari durante l’anno lasciamo la cucina ad altri, la Vigilia di Pasqua può essere l’occasione perfetta per riscoprire un legame profondo con le nostre radici, la stagionalità e — perché no — anche con il piacere di cucinare (e mangiare) bene. Mettiamoci il grembiule, apriamo una bottiglia e vediamo insieme cosa non può mancare sulle tavole italiane in questo sabato che profuma già di festa.
Un’antica tradizione: mangiare “di magro”, ma con gusto
Iniziamo da un concetto fondamentale: la Vigilia di Pasqua, come quella di Natale, è da tradizione un giorno di digiuno o, più precisamente, di “mangiar di magro”. Tradotto: niente carne. Ma se pensate che questo significhi piatti tristi e poco gustosi, preparatevi a ricredervi. Gli italiani sanno trasformare ogni limite in un’opportunità per creare sapori straordinari.
Il protagonista: il pesce (e le sue mille declinazioni)
Dal baccalà alle seppie con i piselli, dai gamberi al forno al classico risotto alla pescatora, il pesce è il protagonista indiscusso delle tavole di Vigilia. È magro, leggero e perfetto per i pranzi e le cene in cui si vuole restare “in grazia di Dio” ma con lo stomaco soddisfatto.

Nel Nord Italia, ad esempio, è diffuso il baccalà mantecato o cucinato in umido con cipolle e patate. In Veneto, non manca mai un buon risotto di mare. Al Centro, si ama il pesce azzurro cucinato al forno con erbe aromatiche. E nel Sud? Beh, lì si frigge: frittura mista, alici marinate, polpette di tonno. La leggerezza può aspettare il lunedì.
La regina del Centro Italia: la torta pasqualina

Chi è stato almeno una volta in Liguria o ha amici toscani sa bene di cosa stiamo parlando. La torta pasqualina è un capolavoro: pasta sfoglia, bietole, ricotta, uova intere al centro. È un piatto simbolico, perché le uova sono il segno della nuova vita. Ma al di là del significato, è semplicemente buona. Ottima calda, deliziosa anche il giorno dopo (ammesso che ne avanzi).
Frittelle, torte salate e tutto quello che ci piace
Una tavola da Vigilia di Pasqua che si rispetti ha almeno un paio di torte salate, magari con asparagi, spinaci, carciofi, tutto rigorosamente di stagione. Le frittelle sono un altro must: salate, con zucchine o cipolle, oppure dolci, con uvetta e zucchero sopra. Senza dimenticare il casatiello napoletano…

Se siete in cerca di ispirazione, pensate a una frittata alta con erbette selvatiche e pecorino: facilissima da fare, perfetta da servire a temperatura ambiente, magari come antipasto con un buon bianco frizzante.
Dolci della tradizione: non solo colomba
Lo sappiamo, la colomba industriale la troviamo ovunque. Ma per la Vigilia, molte famiglie tirano fuori ricette antiche: la pastiera napoletana (che in teoria è da Pasqua, ma arriva in tavola già il sabato), la cassata siciliana, la scarcella pugliese con uova sode incastonate nella pasta dolce. Sono dolci che richiedono tempo, dedizione e mani esperte. Magari quelle della nonna. Ma se ve la sentite, cimentatevi: ne vale la pena.

Il vino giusto? Ecco cosa stappare
Qui entriamo in un campo in cui noi uomini possiamo davvero dire la nostra. Per un menù “di magro” basato su pesce, erbe e formaggi leggeri, il vino bianco è la scelta più naturale. Un Verdicchio dei Castelli di Jesi, un Falanghina, un Vermentino ligure possono accompagnare tutto il pasto. Per chi preferisce le bollicine, un Prosecco DOCG o un Franciacorta brut faranno la loro figura.

E se alla fine si va sui dolci, allora via libera a un Passito di Pantelleria o un Moscato d’Asti.
La differenza tra città e campagna
C’è da dirlo: in città ci si organizza con ciò che offre il supermercato. Ma in campagna, o nei piccoli paesi, la Vigilia di Pasqua ha ancora qualcosa di magico. Le uova fresche del pollaio, le erbe raccolte nei campi, il pane fatto in casa. È lì che si respira davvero il senso di una festa che parte dalla terra e arriva al cuore.
I preparativi: non solo compito delle donne
Siamo onesti: per anni abbiamo lasciato che fossero le donne a gestire tutto. Ma oggi sempre più uomini si mettono ai fornelli, e la Vigilia di Pasqua può essere una grande occasione per fare squadra. Magari coinvolgendo i figli, imparando una ricetta di famiglia, oppure occupandosi della griglia per i peperoni (che qualcuno deve pur fare).
Tradizione vs modernità: c’è posto per tutti
Siamo nel 2025. Le famiglie sono cambiate, le abitudini pure. Sulle tavole di oggi possiamo trovare anche menù vegetariani, vegani o senza glutine, ma lo spirito è lo stesso: condividere, stare insieme, celebrare. E anche chi ha scelto di vivere all’estero, magari a Londra o a Berlino, cerca in tutti i modi di ricreare quei profumi e quei sapori.
Un consiglio? Più tradizione, meno fretta
La Vigilia di Pasqua non è solo una cena. È una dichiarazione d’amore per la tradizione, per il buon cibo e per la famiglia. Che siate cuochi provetti o apprendisti, single o padri di famiglia, questo è il momento perfetto per sedersi a tavola, stappare un buon vino e assaporare la bellezza delle piccole cose.
Perché, diciamocelo: poche cose sanno scaldare il cuore come una tavola ben apparecchiata e un piatto che profuma di casa.
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