L’ultima dichiarazione di Donald Trump ha fatto tremare il panorama commerciale europeo; secondo il presidente statunitense, i prodotti europei saranno soggetti a dazi del 25% a breve.
Questa mossa, parte della politica “America First”, mira a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti e a “riequilibrare” gli scambi. La notizia ha suscitato forti reazioni in Europa e, in particolare, tra le imprese italiane, noti promotori del Made in Italy.
Il contesto politico e commerciale
Trump ha ribadito che l’Unione Europea – a suo dire – fu “creata per fregare gli Stati Uniti” e ha annunciato l’imposizione di tariffe uniformi al 25% su tutti i prodotti europei. Queste dichiarazioni si inseriscono in un clima di tensione commerciale, dove Washington intende proteggere i propri settori produttivi e ridurre il saldo negativo con il partner storico europeo
La politica tariffaria, che in passato ha interessato settori come acciaio e alluminio, ora si estende ad un ventaglio più ampio di prodotti. L’obiettivo è aumentare il costo delle importazioni e, di conseguenza, incentivare la produzione interna americana. Le misure hanno già scatenato risposte immediate da Bruxelles: la Commissione europea ha promesso una reazione “ferma e immediata” per difendere il libero scambio.
Negli Stati Uniti, il mercato rappresenta il secondo sbocco per le esportazioni italiane, con un interscambio commerciale che ha raggiunto circa 67,2 miliardi di euro nel 2024. Il Made in Italyè noto per la qualità dei suoi prodotti in settori chiave come moda, cibo, arredamento, orologi e automobili di lusso. Tuttavia, l’imposizione di dazi del 25% rischia di alterare notevolmente la competitività di tali prodotti sul mercato statunitense.
Impatti sui principali settori del Made in Italy
Le imprese italiane operano in diversi settori, ciascuno con peculiarità di prezzo ed elasticità della domanda. Un incremento del costo del 25% potrebbe ridurre la competitività dei prodotti e causare una contrazione delle esportazioni. Tra i settori maggiormente esposti troviamo:
Moda e Accessori Il settore moda, con esportazioni che raggiungono circa 5,1 miliardi di euro, è particolarmente sensibile ai cambiamenti di prezzo. Un aumento dei costi potrebbe portare a una diminuzione della domanda, soprattutto per gli articoli di abbigliamento e pelletteria.
Food & Beverage I prodotti agroalimentari, che rappresentano circa 4,0 miliardi di euro di export, rischiano di perdere quote di mercato se i prezzi aumentano. Il settore è molto attento ai costi e la concorrenza con prodotti locali negli USA potrebbe intensificarsi.
Mobili e Design Con un export di circa 1,6 miliardi di euro, il settore del design italiano è noto per il suo stile e la qualità. Tuttavia, un aumento tariffario potrebbe incidere sulla competitività in un mercato dove il prezzo è un elemento decisivo.
Gioielleria e Calzature Questi segmenti, con esportazioni rispettivamente intorno a 1,6 e 1,4 miliardi di euro, godono di una domanda meno sensibile al prezzo grazie al carattere di prodotto di lusso. Tuttavia, anche qui si rischia una contrazione moderata delle vendite.
Automobili di Lusso Anche se il volume delle esportazioni in questo settore è minore, l’impatto dei dazi potrebbe essere rilevante per i produttori di automobili di lusso, che si trovano a competere in un mercato molto esigente.
Le reazioni istituzionali e di mercato
L’annuncio di Trump ha suscitato immediatamente forti risposte politiche ed economiche. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che l’Ue difenderà i propri interessi con misure di risposta commerciale e che il mercato unico europeo ha offerto vantaggi significativi agli investitori statunitensi.
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