È in continua evoluzione, attingendo dal passato per reinterpretarlo in chiave moderna con quel quid plus che lascia il segno: la moda è un linguaggio “work in progress”, un costante movimento che è trasformazione al passo con le nuove tendenze, ma al contempo rispetto di quelli che sono i punti fermi, i punti di riferimento sui quali poter sempre contare. Così da restituire un’immagine che si profila essere quel perfetto equilibrio tra tradizione e modernità al quale generalmente si tende, e che meglio rispecchia le esigenze personali e collettive.
Un esempio di questo equilibrio, di questa sorta di “proporzione” – ma pure di “nuova lettura” – è dato dal gilet per uomo, un capo che è stato in grado di attraversare epoche, stili e rivoluzioni culturali senza mai perdere il suo appeal.
E non è un caso, infatti, che sia stato portato in passerella come espressione dei tanti look a cui può dare vita, che spaziano dal casual al ricercato, dal minimalista al dandy contemporaneo. Offrendo in tal modo la possibilità di essere “vissuto” in base alle individuali preferenze e necessità, legate al proprio modo di essere come alla specifica situazione di turno in cui indossarlo.
Ecco allora che questo “vecchio” alleato del guardaroba – nato inizialmente come elemento formale del guardaroba e concepito essenzialmente come indumento elegante – conosce una nuova stagione e una nuova veste, consacrandosi come il capo di tendenza della primavera – estate 2025.
Scopriamone allora insieme di più, partendo dalla nascita del gilet per uomo e dunque dalla sua “genesi”, per poi addentrarci nei meandri delle sue tante possibilità di utilizzo nel quotidiano.
Il viaggio nel tempo: da capo (solo) elegante a icona di stile.
Di origine francese, il gilet affonda le sue radici nel XVII secolo, quando aveva le fattezze di un cappotto lungo sino al ginocchio, spesso decorato in maniera sfarzosa e realizzato in tessuti pregiati quali velluto, seta e broccato, per testimoniare lo status ed il potere di chi lo portava.
La sua introduzione in Inghilterra si deve nel 1666 al re Carlo II d’Inghilterra, che colpito dai tradizionali abiti orientali, lo rese un elemento distintivo dell’abbigliamento maschile.
Il XVIII secolo vede il gilet evolversi e divenire più corto e meno ingombrante, quale esigenza di una maggiore semplicità e sobrietà, in antitesi all’opulenza che aveva contraddistinto le sue linee.
Un’evoluzione, quella di questo capo di abbigliamento, che non si arresta ma che anzi si perfeziona – per così dire – definendo il gilet parte integrante dell’abito a tre pezzi: indossato sotto la giacca dalla borghesia in ascesa, e coordinato con pantaloni e cravatta, è realizzato in questo periodo in tessuti e colori diversi, assurgendo a simbolo di raffinatezza e di rispetto.
Nel XX secolo, complice l’avvento di un abbigliamento maggiormente informale, si assiste ad una vera e propria “inversione di rotta”: il gilet comincia infatti a perdere il suo ruolo centrale, a favore di uno stile più pratico che rispecchia la modernità, continuando tuttavia ad essere adoperato in quelle che sono le occasioni solenni, quali i matrimoni e le serate di gala.
La perdita di importanza del gilet non impedisce per fortuna a questo capo di reinventarsi e di trovare una nuova “collocazione”. Ed infatti gli anni ’70 e ’80 sono testimoni di un ritorno in grande stile, con l’adozione da parte delle sottoculture giovanili e dei movimenti di moda sperimentali. Da qui il passo alla quotidianità è breve: la creatività degli stilisti rende infatti il gilet un capo versatile ed “accessibile”, perfettamente integrato e alla portata di tutti.
Oggi il gilet si reinventa di nuovo, si “ricostruisce” in vista di quelli che sono i bisogni dell’universo maschile dei tempi attuali, senza mai sacrificare quell’equilibrio tra tradizione ed innovazione evidenziato ad inizio trattazione.
Molto più di un semplice capo di abbigliamento, allora, il gilet, che vive nei secoli conservando intatto il suo carisma e il suo fascino, quale emblema di trasformazione e di adattamento al tempo che passa.