Negli ultimi mesi, l’attività sismica nei Campi Flegrei ha destato crescente preoccupazione.
Il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, esperto nel settore e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha messo in evidenza come il pericolo sia reale e come la comunicazione del rischio abbia spesso mostrato lacune significative.
Un’area vulcanica attiva e pericolosa
I Campi Flegrei, situati a nord-ovest di Napoli, rappresentano una delle caldere vulcaniche più attive al mondo. L’area è caratterizzata da un fenomeno noto come bradisismo, ovvero un sollevamento e abbassamento periodico del suolo dovuto alla pressione dei gas e del magma sottostante.
Secondo Mastrolorenzo, il rischio di un’eruzione non può essere sottovalutato. Il fenomeno non si manifesta improvvisamente, ma è preceduto da segnali chiari, come:
- Aumento della sismicità, con terremoti frequenti e superficiali
- Sollevamento del suolo, che negli ultimi anni ha raggiunto valori preoccupanti
- Emissioni di gas vulcanici, indicatori di un’intensa attività sotterranea
Tuttavia, il vulcanologo sottolinea un punto fondamentale: la scienza non può prevedere con precisione il momento di un’eruzione, ma solo stimare la probabilità che accada.
Errori di comunicazione e gestione del rischio
Uno dei problemi più gravi emersi è la scarsa trasparenza nella comunicazione del rischio. Spesso, i messaggi diffusi dalle istituzioni tendono a rassicurare la popolazione, minimizzando i pericoli. Secondo Mastrolorenzo, questa strategia è controproducente, perché crea una falsa sicurezza e non permette alla popolazione di prepararsi adeguatamente a un’eventuale emergenza.
Errori principali nella gestione del rischio:
- Minimizzazione del pericolo, con comunicati che ridimensionano la gravità della situazione
- Mancanza di un piano di evacuazione chiaro e testato
- Informazioni poco accessibili e comprensibili per i cittadini
L’esperto suggerisce che un approccio più efficace sarebbe informare correttamente senza allarmismi, fornendo dati chiari e preparando la popolazione ad affrontare possibili scenari di emergenza.
La storia insegna: il precedente del 1984
Un esempio emblematico di gestione del rischio vulcanico nei Campi Flegrei è quello del 1984, quando un’intensa attività sismica portò all’evacuazione di oltre 40.000 persone. Sebbene l’eruzione non si verificò, quell’evento dimostrò come una gestione tempestiva possa evitare tragedie.
Oggi, però, la situazione è più complessa: la popolazione è aumentata, e molte zone a rischio sono densamente urbanizzate. Questo rende ancora più urgente un piano di prevenzione efficace.
Cosa si può fare? Le soluzioni per una migliore prevenzione
Per ridurre i rischi legati ai Campi Flegrei, gli esperti suggeriscono diverse strategie:
✅ Migliorare la comunicazione: trasparenza nelle informazioni per evitare panico e false rassicurazioni
✅ Aggiornare i piani di evacuazione: simulazioni periodiche per testare l’efficacia delle misure di emergenza
✅ Monitoraggio costante: potenziare il controllo sismico e geochimico dell’area
✅ Sensibilizzazione della popolazione: programmi educativi per informare i cittadini sulle procedure da seguire
Le nostre considerazioni
I Campi Flegrei rappresentano una delle aree vulcaniche più pericolose al mondo. La scienza non può prevedere con certezza il momento di un’eruzione, ma può fornire strumenti per ridurre i rischi. Tuttavia, è essenziale una gestione più efficace della comunicazione e della prevenzione, per garantire la sicurezza della popolazione.
L’importante è non sottovalutare il pericolo, ma nemmeno creare allarmismo inutile. Solo con un’informazione chiara e una preparazione adeguata si può affrontare con maggiore consapevolezza il rischio vulcanico.
Fonte di Redazione:
https://www.lifeandnews.it/il-vulcanologo-mastrolorenzo-sui-campi-flegrei-il-rischio-e-alto-e-ci-sono-stati-gravi-errori-di-comunicazione-la-scienza-fa-ipotesi-e-non-prevede-i-terremoti-e-le-eruzioni