Il deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti, e alleati, e Cina è sempre più evidente. A rimetterci, almeno per ora sono però le aziende private dei due Paesi. Se in Cina è scattato il bando a ChatGPT (colpendo quindi OpenAI e, indirettamente, Microsoft), l’Occidente sembra invece aver individuato in TikTok il bersaglio ideale per lanciare avvertimenti alla controparte.
Dopo il bando sancito negli USA all’app concorrente di WhatsApp per quanto riguarda gli smartphone dei membri della Camera dei Rappresentanti, ora è l’Unione Europea a sancire un provvedimento analogo, per quanto concerne i dispositivi dei funzionari della Commissione. Un atto il quale, molto probabilmente, innescherà nuova tensione tra Cina e UE.
UE contro TikTok, bandito dagli smartphone dei funzionari della Commissione
TikTok, la sempre più popolare app cinese di proprietà di ByteDance, è stata sottoposta al bando sugli smartphone dei funzionari della Commissione europea. Un provvedimento analogo a quello che ha già colpito l’azienda negli Stati Uniti, ove i membri della Camera dei Rappresentanti hanno dovuto disinstallarla dai propri dispositivi ormai da alcune settimane.
Dalle prime indiscrezioni, la rimozione deve avvenire entro e non oltre il prossimo 15 marzo, come comunicato tramite posta elettronica da poche ore. Nel caso non avvenga, gli interessati vedranno venire meno le app aziendali, tra cui Skype Business.
Si tratta con tutta evidenza di una mossa causata dalla preoccupazione che le comunicazioni dei commissari europei possano essere intercettate dal governo cinese, in un momento in cui l’ostilità tra Occidente e Pechino sta salendo in maniera preoccupante.
La risposta di TikTok
A stretto giro di posta è poi arrivato il commento di un portavoce di ByteDance, il quale ha affermato senza tanti giri di parole la delusione dell’azienda per quanto sta accadendo, aggiungendo che il tutto sarebbe da attribuire a malintesi evidenti.
Si tratta in effetti di un duro colpo d’immagine per TikTok, che in Europa vanta al momento 125 milioni di utenti, un numero in rapida e costante crescita, in particolare tra i più giovani, che lo preferiscono largamente a Facebook in qualità di social media.
Il portavoce ha anche aggiunto che l’azienda sta cercando di mettersi in contatto con la Commissione, in modo da spiegare i passi che sono stati fatti al fine di proteggere i dati degli utenti europei. Resta da capire quale sia l’effettiva disponibilità dei commissari europei ad ascoltare le ragioni di ByteDance, in un momento in cui sembra più importante mostrare i muscoli alla controparte. Con il rischio, però, di risposte di pari rilievo, come sta in effetti avvenendo in queste ore, nei confronti di alcune aziende occidentali.
La risposta di Pechino arriva a stretto giro di posta
Se TikTok cerca ovviamente di mettere una pezza alla situazione usando la via diplomatica, il governo di Pechino non sembra però intenzionato a restare a guardare. Proprio nelle ore successive all’ufficializzazione della mossa UE, la Cina ha infatti “chiesto” alle sue aziende di non utilizzare più consulenti occidentali di KPMG, Deloitte, PWC e Ernst & Young.
Si tratta di una mossa destinata a colpire in maniera significativa le quattro aziende interessate, che messe insieme macinano utili nel gigante orientale pari a poco meno di tre miliardi di dollari: 1 miliardo va a KPMG, 800 milioni a Ernst & Young, 600 milioni a Deloitte e 580 a PWC. Come si può facilmente capire, in un momento così particolare proprio le aziende rischiano di pagare in maniera salata le tensioni geopolitiche, le quali sembrano destinate peraltro ad aggravarsi nell’immediato futuro, come dimostra lo scambio di accuse tra Stati Uniti e Cina a proposito del conflitto in Ucraina. Per il quale proprio Pechino ha provveduto a presentare il suo piano di pace, naturalmente bocciato subito da UE e Stati Uniti, ma non da Zelensky.