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Christian Visentin ed Emanuele Giullini, gli imprenditori trevigiani accusati di aver organizzato la truffa New Financial Technology imperniata sulle criptovalute, sono stati arrestati a Dubai.

Sembra quindi arrivata ad un vero punto di svolta la vicenda che aveva destato grande sensazione nel nostro Paese nel passato mese di agosto. Resta ora da capire se coloro che hanno perso i propri soldi nelle pieghe della vicenda potranno rientrarne in possesso.

New Financial Technology: la vicenda sembra avviarsi verso una svolta

La vicenda New Financial Technology è deflagrata nel passato mese di agosto, quando si è sparsa la notizia relativa al crac dell’azienda e alla scomparsa di Christian Visentin ed Emanuele Giullini, considerati gli autori della truffa. Crac arrivato dopo aver raccolto la bellezza di 260 milioni di euro, promettendo rendimenti nell’ordine del 10% a favore degli investitori, da riscuotere mese dopo mese. Era stata la Procura di Pordenone ad attivarsi, all’epoca, potendo limitarsi in un primo momento alla semplice apertura di un fascicolo riguardante Visentin e Giullini, che nel frattempo avevano già fatto perdere le loro tracce.

Ora, a distanza di mesi dall’accaduto, sembra che la vicenda sia finalmente avviata ad un vero punto di svolta. Le forze dell’ordine degli Emirati Arabi, infatti, sono riuscite ad arrestare la coppia, portando avanti un’inchiesta inaugurata in loco. Per effetto del principio di competenza territoriale, la stessa dovrebbe però presto passare alla Procura di Treviso, che dal canto suo ha già inviato una richiesta in tal senso.
I due, infatti, avevano pensato bene di non restare inattivi nel corso della loro latitanza e avevano impiantato un’attività simile a Dubai. Le operazioni hanno però attratto l’attenzione della magistratura locale, con il conseguente arresto della coppia. In particolare, l’ordine restrittivo nei loro confronti sarebbe dovuto a due capi di imputazione i quali, ricondotti all’ordinamento italiano, si tradurrebbero in un reato ben preciso: truffa aggravata.

Credits: Many Wonderful Artists

Per effetto delle accuse, ora Visentin e Giullini rischierebbero sino a dieci anni di carcere. A cercare di evitare la pena, o comunque limitarla, sono stati chiamati gli avvocati Paolo Gianatti, di Albenga, e Nicola Bonino, di Torino. Resta al momento fuori dai radar investigativi Mauro Rizzato, il quale ha pensato bene di non attivarsi nuovamente, tentazione cui non hanno resistito gli altri ideatori della truffa NFT.

Cosa potrebbe accadere ora

La convalida dell’arresto, che nell’ordinamento locale equivale all’udienza preliminare, pone nelle mani del giudice la facoltà di rinviare definitivamente a giudizio i due indagati. Naturalmente, la vicenda è seguita con grande attenzione anche nel nostro Paese, ove varie procure stanno conducendo indagini relative alla richiesta degli investitori rimasti coinvolti nel crac di New Financial Technology. Ad esse va anche aggiunta quella messa in campo dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB), in cui sono coinvolti oltre 70 promoter finanziari, sui quali pendono le accuse di esercizio abusivo della promozione finanziaria e di truffa aggravata. Anche altre procure europee stanno a loro volta portando avanti inchieste parallele, tese a precisare i contorni di una vicenda nella quale sono stati inghiottiti centinaia di milioni di euro, quelli messi in deposito dagli incauti investitori che avevano creduto ad una promessa palesemente ingannevole.

Una volta venuta fuori la triste realtà, si erano attivate le forze dell’ordine italiane, con l’effettuazione di una serie di perquisizioni nella sede di Silea e in altri domicili ritenuti fondamentali nell’ottica delle indagini. Nel corso delle operazioni, svolte ad agosto, gli inquirenti non avevano però potuto fare altro che appurare la scomparsa di documenti e altre informazioni fondamentali per capire meglio i contorni della storia. Sarebbero comunque oltre 6mila coloro che hanno visto dissolversi il proprio investimento, per un totale superiore ai 260 milioni di euro. Tutti ancora in attesa che Emanuele Giullini tenga fede alla promessa elevata quando la vicenda era diventata di pubblico dominio: “Tutti gli investitori riavranno i loro soldi.”

New Financial Technology: come funzionava il meccanismo

Per invogliare oltre 6mila persone, la grande maggioranza in Veneto, la New Financial Technology aveva messo in piedi un meccanismo molto semplice, incentrato sull’utilizzo di un algoritmo ideato da Christin Visentin. In pratica, l’azienda affermava di poter lucrare sul prezzo d’acquisto del Bitcoin e, in particolare, sulle differenze tra le varie piattaforme che lo proponevano alla clientela. Chi decideva di entrare nel sistema doveva sborsare non meno di 10mila euro.

Se inizialmente sembrava che l’algoritmo riuscisse a tenere fede alle promesse, già a metà dell’anno passato le cose avevano iniziato ad assumere una piega ben diversa e il sogno di diventare ricchi si era trasformato nel suo opposto, l’incubo della sopravvenuta povertà. L’azienda aveva cercato di giustificare la mancata corresponsione degli interessi promessi con la crisi del mercato, ma ciò non aveva impedito a Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, di lanciare in un’intervista concessa a Repubblica un’accusa ben precisa: si trattava di un semplice schema Ponzi, ovvero di una truffa.

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