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I pubblici ministeri statunitensi che si stanno occupando del caso hanno provveduto al sequestro di beni per un valore di quasi 700 milioni di dollari di proprietà dell’exchange di criptovalute FTX o legati a Sam Bankman-Fried, fondatore e ormai ex CEO dell’exchange fallito.

A rivelarlo sono state le stesse autorità federali in una dichiarazione rilasciata dal distretto meridionale di New York che è stata prontamente rilanciata dalla CNBC. La parte maggioritaria di queste risorse, per un importo pari a 55,3 milioni di dollari, è costituita da azioni di Robinhood, l’app di trading azionario e crypto, probabilmente acquisite da SBF proprio utilizzando i fondi indebitamente sottratti alla clientela dell’exchange crollato sotto il peso delle truffe del suo numero uno.
Si tratta di una svolta abbastanza imprevista, considerato come il diretto interessato abbia sostenuto anche nella causa per la concessione della libertà condizionata di essere rimasto con appena 100mila dollari.

FTX: cosa sta accadendo in queste ore

Il dettaglio delle partecipazioni che sono state sequestrate il passato 4 gennaio è stato presentato dal procuratore Damian Williams, il quale ha specificato che si tratta di azioni le quali, nel loro insieme e ai prezzi attuali valgono circa 526 milioni di dollari. Erano detenute da Emergent Fidelity Technologies, ennesima società di comodo che Bankman-Fried aveva provveduto a creare con il co-fondatore di FTX Gary Wang.
In una dichiarazione prestata sotto giuramento, Bankman-Fried ha affermato che per la formazione della nuova società sono stati utilizzati fondi prestati dalla consociata FTX Alameda Research, nel preciso intento di acquisire azioni di Robinhood Markets Inc. per un totale di 546,4 milioni di dollari. Ennesimo atto di ingegneria finanziaria che si aggiunge all’utilizzazione dei fondi dei clienti FTX tesa a porre rimedio ad un buco commerciale nel bilancio di Alameda nel corso della passata estate, prima che avesse luogo il crac definitivo dell’exchange.

Nello stesso giorno sono poi stati sequestrati fondi per 20,7 milioni di dollari detenuti da Emergent presso ED&F Man Capital Markets, Inc, e altri 49,9 milioni depositati presso la Farmington State Bank, e detenuti da FTX Digital Markets. Tra l’11 e il 19 gennaio, le autorità hanno inoltre sequestrato poco più di 100 milioni di dollari di fondi di FTX detenuti presso la Silvergate Bank.
Non è invece ancora stato specificato l’importo sequestrato in altri tre account analoghi detenuti da Sam Bankman-Fried presso l’exchange di criptovalute Binance e la sua affiliata statunitense, che potrebbero portare ancora più in alto l’entità dei sequestri effettuati.

Una vicenda destinata a riservare sorprese

Il sequestro di questi fondi si va ad aggiungere al recupero di circa 5 miliardi di risorse da parte dei curatori fallimentari guidati dal nuovo CEO della società John J. Ray III. Per quanto riguarda questi fondi, però, è molto difficile capire come possano essere impiegati nella ristrutturazione di FTX, trattandosi in buona parte di asset virtuali, sottoposti di conseguenza alla volatilità del mercato e che non possono essere venduti in blocco proprio per non causarne un ulteriore deprezzamento.
Quanto sta accadendo in queste sembra comunque la migliore conferma possibile a quanto pensato e affermato da un gran numero di osservatori: la vicenda di SBF e FTX è tutt’altro che definitivamente chiarita e, anzi, non è escluso l’arrivo di nuove sorprese.
Tra i tanti aspetti da chiarire c’è peraltro quello collegato agli agganci nelle istituzioni che hanno permesso all’ex enfant prodige dell’innovazione finanziaria di portare avanti le sue macchinazioni, le quali hanno non solo prosciugato i conti degli investitori, ma anche procurato una crisi di reputazione all’intero settore. Una crisi dalla quale ci vorrà molto tempo per uscire e che ha dimostrato la necessità di mettere in campo un quadro legislativo in cui ingabbiare un fenomeno il quale, lasciato al libero mercato, ha prodotto veri e propri mostri.

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